mercoledì 11 gennaio 2017

NUOVO LOGO PER GRADO


Ormai la discussione sul bando per il nuovo logo di Grado è avviata e ovviamente non potevo esimermi dall'esternare il mio pensiero.
E' un dato di fatto che tra i tanti mali che affliggono la nostra isola quello della mancanza d'immagine come destinazione turistica è tra i più gravi. Infinite volte mi è capitato di sentirmi chiedere dov'è Grado. Questo non mi è successo in Cina o negli Stati Uniti ma a Milano, Verona, Firenze e ultimamente a Bologna. Se per un paesino di ottomila anime sperduto nel delta del Po potrebbe essere normale, per una località che può fregiarsi di una storia turistica internazionale plurisecolare e di una archeologica plurimillenaria di sicuro denota qualche crisi di identità. Località come Portofino, Rapallo, Porto Cervo, Forte dei Marmi non hanno bisogno di essere spiegate geograficamente a un Milanese. Grado purtroppo sì. Dover spiegare che si affaccia sul mare Adriatico tra Trieste e Venezia e vedere le facce ancora sorprese per poi tranquilizzarsi alla frase “vicino a Lignano” è avvilente. E pensare che poco più di vent'anni fa Grado risultava prima spiaggia in Italia nella classifica di Lega Ambiente.
Ora apprendo che il giovane assessore al turismo gradese ha deciso di trovare un nuovo “logo” per rilanciare l'immagine turistica dell'isola. Apro una parentesi per precisare che il termine “giovane” lo intendo in una accezione positiva parlando di turismo. Molto meno positivo, invece, ritengo l'intenzione dell'assessore di partire proprio dal logo per mettere in cantiere una politica di rilancio dell'immagine di Grado. Oltretutto iniziativa avulsa da un progetto generale condiviso con i principali protagonisti del settore turistico.
Ho provato a fare una semplice ricerca su Google Immagini, digitando: Ibiza, Formentera, Saint Tropez, Porto Cervo, Mykonos, Santorini e in nessuna di queste ricerche è apparso un logo o un marchio di qualsivoglia forma o tipo. Stiamo parlando di destinazioni turistiche di livello mondiale.

Allora la mia triste conclusione è che il “giovane” assessore deve aver scambiato la promozione di una destinazione turistica con prodotti di largo consumo come la schiuma da barba e i preservativi o nel suo caso i Chupa Chups.

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