mercoledì 28 dicembre 2016

BOLZONELLO, VAI, VAI....


A Natale si è tutti più buoni, si suol dire. Adesso il natale ce lo siamo tolto di torno e possiamo tranquillamente tornare ai nostri più o meno intelligenti ragionamenti.
Era il 4 dicembre 2014 che all'auditorium Biagio Marin Sergio Bolzonello, assessore regionale al turismo, alla presenza della Presidente Serracchiani, dichiarava: in tutti questi anni “voi” non siete stati “capaci” di realizzare le nuove terme ma ora ci pensiamo “noi”. A me la frase fece girare non poco le scatole, perchè la causa del tempo passato non era da imputare a particolari caratteristiche genetiche dei gradesi ma a poche persone con nomi e cognomi ben conosciuti. Da un lato un inadeguato dott. Baucero a capo dell'ufficio di project financing, nominato dalla regione. Dall'altro un certo Dario Raugna, poi diventato sindaco della nostra isola, che con un ricorso a difesa di Usi Civici inesistenti di fatto bloccò il progetto per più di due anni. Ricorso rigettato per ben due gradi di giudizio e condanna al pagamento delle spese legali. Spese che stiamo pagando noi contribuenti, visto che il sindaco ha dichiarato che non si è dimezzato lo stipendio perchè deve pagare le spese del ricorso che ha perso. Inutili protagonisti, i sindaci Olivotto e Maricchio che non hanno dimostrato autorevolezza nei confronti della regione e hanno subito le scelte di un inadeguato ufficio di progetto.
La speranza, però, che Bolzonello avesse ingranato la marcia giusta per arrivare alle tanto agognate terme ormai aveva contagiato tutti, me compreso. Chi meglio di mamma Regione Friuli Venezia Giulia poteva realizzarle? Avendo potestà legislativa in materia di turismo, essendo proprietaria del “braccio armato” Turismo FVG ed avendo di fatto la proprietà dell'area su cui costruire. Ah dimenticavo, avendo già i soldi in bilancio. Condizioni perfette per dimostrare al mondo che un assessore al turismo capace e determinato in poco tempo avrebbe potuto riuscire dove altri avevano fallito.
Invece NO. Anche Bolzonello si sta dimostrando inadeguato come gli altri o forse di più. Dall'ormai lontano 2014 ora si parla del 2020 come data di fine lavori. Essendo le probabilità di finire un lavoro pubblico nei tempi previsti prossime allo zero, siamo in Italia, credo che nemmeno il Divino Otelma possa prevedere la data di inaugurazione delle nuove terme.
A pochi chilometri da noi invece, in terra austriaca, le cose stanno andando esattamente come dovrebbero andare in un paese civile.
In pochi mesi hanno deciso di ristrutturare le vecchie terme St. Kathrein a Bad Kleinkirchheim, hanno reperito i fondi e il 27 settembre stavano demolendo il vecchio tetto.

Ora sono a questo punto:





A giugno 2017 apriranno.
Un particolare secondo me interessante, la stragrande maggioranza delle ditte che stanno facendo i lavori risiedono a massimo di 50 chilometri dal cantiere, alcune a pochi metri, tanto così per mantenere in loco l'economia...
Detto ciò, mi sento di dire all'Assessore Regionale al Turismo, dal profondo del cuore, ma anche oltre, un clamoroso: vai a cagare.


P.s. Non potevo dimenticare di citare il nostro Consigliere Regionale che nella vicenda ha avuto la stessa utilità di un ombrello di rete.







sabato 10 dicembre 2016

USI CIVICI TRA UTILITA' E ALIBI

Sconsiglio fin da subito di perdere tempo per leggere queste mie righe a chi non avesse a cuore le sorti della nostra laguna. Purtroppo l'argomento è parecchio ostico e spesso controverso.
Poche sere fa ho assistito ad un incontro pubblico organizzato dal nostro Sindaco sul tema degli usi civici e la nostra laguna.
Non starò qui a spiegare cosa sia il diritto d'uso civico, chi fosse interessato lo può approfondire grazie a internet a cominciare da qui. Quello che cercherò di fare invece sono alcuni distinguo rispetto quanto detto in quella riunione.
Per prima cosa chiariamo che l'uso civico è un diritto sancito per legge e poterlo esercitare non dipende dalla bravura o meno di un sindaco. L'uso civico è nostro in quanto cittadini residenti in un territorio gravato da tale vincolo. Altra cosa fondamentale da chiarire è la diversa situazione tra aree pubbliche ed aree private. L'uso civico non è qualcosa di inviolabile ed eterno: la legge n. 1766 del 1927 ha chiarito molti aspetti riguardanti questo istituto e nello stesso tempo ha creato la figura del “Commissario Liquidatore del Diritto d'Uso Civico”. Questo vuol dire che se un privato o un amministrazione pubblica vuole eliminare questo vincolo, può rivolgersi al Commissario Liquidatore e far quantificare l'importo da versare alla collettività per svincolare l'area.
Molte volte su questo aspetto è stata fatta ad arte una grandissima confusione per scopi politici più o meno leciti.
L'uso civico è uno “strumento” e come con tutti gli strumenti si ottengono risultati opposti a seconda che vengano usati bene o che vengano utilizzati male. Che il nostro sindaco non ne mastichi molto di questo argomento non lo dico io ma l'hanno detto ben due gradi di giudizio, mi riferisco al TAR e al Consiglio di Stato: in entrambi i casi gli è stato rigettato il ricorso  da lui presentato riguardante il progetto delle nuove terme. Ricordo che quel ricorso, giusto o sbagliato che fosse, rallentò l'iter di oltre due anni. Da quello che ho sentito l'altra sera non credo che aver provato sulla propria pelle, ma sopratutto sulle proprie tasche, il maldestro utilizzo di tale strumento, abbia giovato a qualcosa.
Ferma restando l'utilità per i cittadini gradesi di poter far valere il proprio diritto sul territorio lagunare, gli interventi urgenti da porre a salvaguardia di un territorio così delicato prescindono dagli usi civici. Mi spiego meglio: porre fine all'anarchia in cui vige da un lato la nostra laguna e stabilire regole coerenti di rispetto e fruizione dell'ambiente dall'altro è una necessità anche se gli usi civici non esistessero.
Che il Regolamento per la Concessione di Mote e Casoni sia da aggiornare è fuori discussione ma questo non dev'essere un alibi per non farlo rispettare nelle parti a tutela della collettività. Ci sono innumerevoli casi di mote e casoni in stato di abbandono o di utilizzo indecoroso e alle volte anche fraudolento che non hanno bisogno di nuovi regolamenti o usi civici per intervenire, violano già quello attuale. Lo stesso discorso vale per le scorribande a tutta velocità nelle domeniche estive: se si vuole vi si può porre fine fin da subito.
La mia preoccupazione è che per problemi facilmente risolvibili ma che richiedono fermezza e autorità, cose sconosciute all'attuale giunta, ci si aspetti da commissioni, tavoli operativi e gestioni separate un mantello per nascondere la propria inadeguatezza.
Cominciare una sperimentazione applicando un regolamento, già collaudato come quello della laguna di Venezia, per qualche anno potrebbe essere già un buon inizio.
Per quanto riguarda la ventilata alleanza con Marano Lagunare in difesa della laguna, il nostro sindaco si è “dimenticato”, o forse non lo sa, che la nostra laguna ha un regime giuridico completamente diverso da quello della laguna di Marano: mentre la laguna di Marano è demaniale, la nostra è intavolata (di proprietà) a nome del Comune di Grado. Ben vengano collaborazioni, ma la nostra situazione giuridica è di gran lunga più garantista di quella dei nostri vicini. Sicuramente un ringraziamento oltre che al Doge Francesco Foscari che istituì l'uso civico, va fatto all'Impero Austro Ungarico che intavolò a nome del Comune l'intero territorio gradese. Poi purtroppo il Comune non sempre ne fece buon uso, ma questa è un'altra storia.


domenica 4 dicembre 2016

VIA DEL LAVATOIO

Oggi passeggiando sulla diga all'altezza della Stella Maris ho sorriso ricordando un siparietto in una infuocata seduta di Consiglio Comunale.
Della via del Lavatoio molti gradesi hanno dimenticato l'esistenza e i più giovani probabilmente non l'hanno mai conosciuta. E' quel vicolo che va da piazza Duca d'Aosta a via Provveditori, anticamente arrivava fino alla diga, era uno dei percorsi per portare di prima mattina il “segio de la sangola” sulla diga per scaricarlo in mare. Ovviamente con l'avvento dei “cessi” il vicolo perse la sua importanza, tanto da essere in più punti occupato abusivamente. In particolare il tratto che accedeva alla diga venne occupato abusivamente dalla “Stella Maris”. La cosa non venne mai portata alla luce, visti gli appoggi celesti di cui godevano gli occupanti. Finchè un bel giorno gli occupanti chiesero al Comune di acquistarlo. Il dibattito in Consiglio Comunale fu avvincente: da una parte l'amministrazione che per garantirsi un posto in paradiso aveva previsto di venderlo alla Curia di Gorizia ad un prezzo simbolico, dall'altra il preparatissimo e agguerritissimo ing. Disette che sosteneva tesi ben diversa. Ovviamente la materia del contendere era il valore dell'area. L'ing. Dissette con un magistrale intervento spiegò con numeri alla mano che il valore dell'area era, al contrario di come sosteneva la giunta, molto elevato perchè avrebbe inciso notevolmente sugli indici di edificabilità dell'area totale e cioè proprio sull'albergo Stella Maris, modificandone in maniera consistente il valore in virtù dei maggiori metri cubi edificabili. D'altronde chi meglio del famoso ingegnere poteva disquisire di metri cubi? Mi ricordo come ora la faccia bianca come la cera del sindaco Corbatto che già si immaginava di dover tradire le promesse fatte alla Curia. Alla fine della lunga ed estenuante discussione la maggioranza compatta votò la vendita del terreno per una pipa di tabacco e un posto in paradiso per tutta la maggioranza e inferno garantito per l'ing. Disette che aveva osato applicare ragionamenti “speculativi” ai poveri proprietari.
Ma veniamo ai giorni nostri per farci qualche risata in compagnia.
Dopo molti anni (giunta Maricchio), è approdato in Consiglio il progetto dell'ing Dissette per la ristrutturazione dell'albergo Stella Maris, apriti cielo. I “diversi” di Liber@ scatenarono l'inferno su altezze e volumetrie. Fin qui tutto giusto e legittimo, ma la cosa divertente è che quei volumi e quelle altezze erano tali anche grazie all'acquisto, anni prima, dell'area dell'ex via del Lavatoio. Dissette da difensore della collettività in qualità di Consigliere di allora, era diventato progettista e anche su questo niente di anomalo. Lui aveva spiegato già allora che l'acquisto avrebbe giovato molto ad una ipotetica ristrutturazione. La cosa più divertente, però, è che a capo della protesta sui volumi e sulle altezze della Stella Maris, oltre all'attuale sindaco, c'era anche l'attuale capogruppo Fiorenzo Facchinetti che all'epoca delle proteste era all'opposizione. Ma perchè direte voi la cosa fa tanto ridere? Perchè Facchinetti era assessore all'edilizia e urbanistica proprio con la Giunta Corbatto che vendette l'area per una pipa di tabacco ai proprietari della Stella Maris.
La storiella di via del Lavatoio è l'ennesima dimostrazione che alcune persone a seconda che siedano all'opposizione o al governo, fanno tutto e il contrario di tutto, fregandosene degli interessi legittimi della collettività. Non meravigliamoci se buona parte dei componenti della maggioranza solo pochi anni fa aizzavano la popolazione con manifestazioni e cartelli contro chi tagliava gli alberi e ora invece presenta relazioni tecniche dove sostengono che gli alberi andavano tagliati. Cos'è cambiato nel frattempo? Praticamente nulla, a parte la posizione della propria sedia all'interno dell'Emiciclo Comunale. Purtroppo la coerenza è una virtù a molti sconosciuta.